Cos'è la meditazione classica dal punto di vista dello yoga del Kashmir?
D: Cos'è la meditazione classica dal punto di vista dello yoga del Kashmir?
R: Per noi non c'è meditazione. La meditazione è un non-senso.
Non è una pratica, è uno stato naturale, uno stato di ascolto.
Jean Klein diceva: "La meditazione è non prendere il treno". Cosa si deve fare per non prendere il treno? Non vi è nulla da compiere. Non c'è la pratica istituzionale della meditazione, incontrata nelle scuole buddhiste o tantriche, che è una meditazione su qualcosa: un attributo divino, un concetto, sul Sé, etc. Non fa parte del nostro approccio: la meditazione non è una attività.
Non vuol dire che non vi siano spazi di tranquillità senza funzione. Questi momenti hanno luogo naturalmente durante il giorno o al mattino presto. Allora siete eventualmente chiamati a un momento di non fabbricazione. Il corpo arresta parzialmente di muoversi e, in questo ascolto, la posizione più naturale per essere a proprio agio per i più è la posizione seduta.
In posizione seduta ci si dona a questo ascolto, questa intensa vibrazione, questo silenzio che si rivelerà sempre più intensamente.
Non è un'attività, è una ricettività nella, quale finalmente i diversi giochi dell' energia si presentano sempre più profondamente, fino a che l'energia sia sempre più integrata.
Non vi sono per noi momenti specifici di meditazione, se non l'ascolto. È la base di ogni attività.
Quando incontrate qualcuno, anzitutto ascoltate; quando andate a teatro, anzitutto ascoltate lo spazi; quando iniziate la vostra seduta di yoga, ascoltate quel che è lì. Questo ascolto dall'esterno può sembrare ciò che è chiamato meditazione, ma è un ascolto. Non vi è nessuno che ascolti, nulla che sia ascoltato in sé: è una disponibilità nella quale il corpo, la mente, appaiono e scompaiono naturalmente. Non vi è pratica di interiorizzazione. Non vi è pratica di concentrazione su diversi oggetti, come nelle numerose scuole orientali. È del tutto ortodosso, ma non fa parte del nostro approccio. Lo si ritrova nello Shivaismo religioso del Kashmir.
In Abhinavagupta si trovano delle meditazioni orientate sulle diverse divinità.
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Non ci occupiamo di questi elementi perché Jean Klein considerava che tutte queste immagini per gli europei fossero una dispersione, una sorta di immaginario.
Diverso è per coloro che sono nati in un contesto culturale ove queste tradizioni sono già organicamente integrate. Se ciò che affermano i testi è vero, in questo ascolto vi sarà naturalmente un dispiegamento dei differenti elementi sottili del corpo. Gli elementi più grossolani, pesanti, densi, appariranno, per progressivamente scomparire nell'ascolto.
Altri strati di energia più vibranti, più intensi, più luminosi si presenteranno.
Questi diversi strati corrispondono a diversi centri sottili che si aprono funzionalmente.
Tutto questo si presenta binari maniera naturale, organica.
La meditazione è lo spazio in cui si lasciano apparire le cose, ma senza il minimo orientamento verso ciò che può manifestarsi e restando scientemente in questa disponibilità senza direzione.
Non vi è dunque meditazione in quanto tale, anche se dall'esterno qualcuno, guardando dalla finestra, potrebbe immaginare che si stia meditando.
Eric Baret
Marie-Claire Reigner
250 domande sullo yoga.
Om edizioni
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